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Un occasionale per ogni occasione

Ultimamente abbiamo spesso sentito parlare delle novità introdotte nel lavoro autonomo occasionale.

 

Ma che cos’è esattamente il lavoro autonomo occasionale?

 

Partiamo da una definizione un po’ tecnica: il lavoro autonomo occasionale si concretizza quando una persona si obbliga a realizzare un'opera o prestare un servizio dietro corrispettivo, ma senza vincolo di subordinazione e con lavoro prevalentemente proprio.

In termini più semplici, è occasionale un lavoro saltuario, non continuativo, di scarsa durata.

E, come vedremo in seguito, per importi piuttosto ridotti.

 

Il legislatore italiano, che in questo non semplifica molto le cose, chiama “occasionale” tre forme ben distinte di lavoro. Vediamo quali

 

1.    il Libretto Famiglia, utilizzabile soltanto dalle persone fisiche, non nell’esercizio dell’attività professionale o d’impresa (cioè, non posso usarlo come imprenditore / professionista, ma come cittadino per pagare qualcuno che lavora per me).

 Le mansioni svolte possono essere:

·         lavori domestici, inclusi i lavori di giardinaggio, di pulizia o di manutenzione;

·         assistenza domiciliare ai bambini e alle persone anziane, ammalate o con disabilità;

·         insegnamento privato supplementare;

·         acquisto di servizi per l’infanzia;

·         steward negli impianti sportivi;

·         bonus baby-sitting.

Il compenso minimo è di 10 euro all’ora e le attivazioni devono avvenire attraverso l’applicativo INPS “Libretto di Famiglia”.

Con questo tipo di occasionale, “fa tutto l’INPS”, anche il pagamento al lavoratore! Voi pagate l’INPS, lui paga il lavoratore, al netto dei soldi che si trattiene per contributi e assicurazione infortuni.

Quello che il lavoratore incassa è escluso da imposte, non deve nemmeno dichiararlo.

 

2.    Il Contratto di Prestazione Occasionale (Ex-Voucher INPS), utilizzabile da diverse categorie, ognuna con i propri limiti, come imprenditori, professionisti, lavoratori autonomi, associazioni, fondazioni e altri enti di natura privata, nonché dalle amministrazioni pubbliche.

Il compenso è stabilito dalle parti purché siano rispettati due requisiti:

1.    Minimo € 9 netti per ogni ora (12,37 euro lordi);

2.    Minimo € 36 euro, il che vuol dire che non si possono attivare prestazioni di durata inferiore a 4 ore continuative nell'arco della giornata.

Per utilizzarli, il datore di lavoro deve registrarsi, la prima volta, sull’apposito sistema informatico pubblicato sul sito INPS e dedicato ai lavori occasionali (Presto).

Successivamente dovrà ricaricare il portafoglio elettronico mediante pagamento con carta di credito o F24 di un importo totale della prestazione che intende utilizzare.

I soldi verranno caricati sul portafoglio elettronico dell’INPS e il pagamento al lavoratore verrà erogato direttamente dall’Istituto.

È necessario indicare i dati del lavoratore, luogo di prestazione dell’attività, orario di inizio e fine, settore di impiego, compenso pattuito ed eventuali altri dati ed entro il giorno 15 del mese successivo all’attività svolta, l’INPS pagherà direttamente il lavoratore con bonifico, sul conto corrente che il lavoratore avrà indicato quando si è registrato per la prima volta sul sito.

Quello che il lavoratore incassa è escluso da imposte, non deve nemmeno dichiararlo.

Insomma, come avrete capito, piuttosto complicato per un tipo di lavoro che dovrebbe essere semplificato, saltuario e per piccoli importi.

Piccoli importi perché, sia per i lavoratori che per il datore di lavoro, ci sono dei limiti:

-     ogni lavoratore non può prendere più di 5.000 euro l’anno, sommando tutti i datori di lavoro;

-     ogni datore di lavoro non può pagare più di 5.000 euro l’anno sommando tutti i lavoratori che paga in questo modo;

-     ogni lavoratore non può prendere dallo stesso datore di lavoro più di 2.500 euro

 

3.    Contratto di collaborazione occasionale o prestazione d’opera (ai sensi dell’art. 2222 del Codice Civile)

E’ la forma più antica e conosciuta di occasionale.

Quello con ritenuta d’acconto del 20% (tant’è che molti lo chiamano “la ritenuta d’acconto”).

Se la collaborazione viene svolta nei confronti di un soggetto sostituto d'imposta (soggetto con Partita IVA) la prestazione genera un reddito fiscalmente soggetto ad una ritenuta alla fonte del 20% e, ai fini della pensione, soggetta a contributi solo qualora l’importo lordo del compenso ecceda i 5.000 euro annui.

Per poter utilizzare questo strumento il committente deve effettuare una comunicazione preventiva all’Ispettorato territoriale del lavoro competente per territorio.

Potete approfondire questo argomento con questo articolo “Comunicazione preventiva lavoro occasionale”: https://www.athenalaw.it/news/2022/4/28/comunicazione-preventiva-lavoro-occasionale

Infine, i committenti titolari di partita IVA per cui si è svolta una prestazione occasionale hanno l’obbligo di rilasciare la Certificazione Unica dei compensi ricevuti, di solito entro la fine di marzo dell’anno successivo a quello della prestazione (la scadenza può variare di anno in anno) mentre se si sono utilizzati i voucher INPS il committente non dovrà rilasciare la CU.

 

Per tutti e tre i tipi di occasionale, superare i limiti può comportare sia sanzioni economiche, sia la trasformazione del rapporto di lavoro in un normale lavoro a tempo indeterminato (con tutti i costi e gli obblighi connessi).

Insomma: se il lavoro occasionale dovrebbe essere una modalità di approccio al lavoro per attività semplici e saltuarie, probabilmente c’è ancora molto da lavorarci!