Come diventare un agente sportivo ed operare in Italia

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La professione dell’agente dei calciatori alla luce delle recenti riforme dell’ordinamento sportivo


Chiunque abbia visto Tom Cruise vestire i panni di Jerry Maguire nell’omonimo film cult degli anni ’90 avrà ben chiaro ormai come il procuratore sportivo sia un personaggio chiave dello sport system moderno.

Questo perché molti atleti professionisti – soprattutto se di livello internazionale – sono ormai assimilabili a vere e proprie aziende, in grado di fatturare cifre a sei zeri più dalle sponsorizzazioni legate all’uso della propria immagine che dagli ingaggi pattuiti con i rispettivi club.

Inevitabile, quindi, che l’ordinamento sportivo si interessasse di regolamentare tali figure.

Per l’attuale assetto normativo, l’agente sportivo (in passato, anche procuratore o intermediario) è quel soggetto che mette in relazione due o più soggetti al fine di concludere, risolvere o modificare un contratto di prestazione sportiva di un calciatore professionista con un club.

In primo luogo, le regole circa l’accesso alla professione sono cambiate diverse volte negli ultimi anni, e prossimamente cambieranno ancora.

Ma facciamo un breve riassunto.

Negli anni scorsi, la professione di procuratore sportivo è sempre stata subordinata al passaggio di uno specifico esame di abilitazione.

Fino al 2015.

Quell’anno, la FIFA ha messo in atto una riforma mondiale, denominata: “deregulation”, a seguito della quale è stata eliminata l’obbligatorietà proprio dell’esame per l’abilitazione alla professione.

A seguito di ciò, per gli anni successivi chiunque non avesse condanne penali di una certa rilevanza si è potuto avvicinare a tale professione, pagando una semplice quota di iscrizione e cominciando ad operare sin da subito nell’ambito dei procuratori sportivi.

Tale liberalizzazione, però, non ha mai trovato appieno il consenso delle singole Federazioni nazionali, le quali, una dopo l’altra, hanno finito per reintrodurre specifici esami e sistemi di regolamentazione dell’accesso alla professione.

In particolare, in Italia, l’esame di abilitazione è stato reintrodotto con la Legge di Stabilità del 2018 ed oggi consta di un duplice passaggio: esame CONI ed esame presso la Federazione sportiva di riferimento (nel caso del calcio, la FIGC).

Oltre all’iscrizione al registro, si deve poi sostenere un periodo di tirocinio presso un procuratore sportivo già abilitato, alla stregua di quanto già accade con altri tirocini professionali, come la pratica forense.

Una volta ottenuta l’abilitazione ed iscritti al registro, si potrà operare in Italia, o singolarmente o attraverso una persona giuridica, che deve seguire alcune specifiche regole per la sua costituzione e della quale parleremo prossimamente.  

Avv. Domenico Filosa

 

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